L’alta pressione a cinquant’anni aumenta il rischio di demenza in tarda età. A dirlo è uno studio condotto presso il National Institute on Aging di Bethesda pubblicato sulla rivista Neurology. Sono stati coinvolti 4057 soggetti anziani che, all’età di cinquant’anni, non mostravano alcun segno di demenza e che, in quella fase della vita, erano stati monitorati attraverso misurazione della pressione sanguigna. All’età di 76 anni sono stati sottoposti alla stessa osservazione. Hanno inoltre effettuato una risonanza magnetica al fine di osservare la struttura cerebrale e lo stato di conservazione dei vasi sanguigni in quella zona. Nell’ultima fase dello studio i soggetti sono stati invitati a cimentarsi con una serie di testi volti a misurare la loro capacità di memoria e di elaborazione del pensiero.
I risultati ottenuti dai ricercatori hanno evidenziato una correlazione fra l’avere avuto una storia di ipertensione durante la mezza età, unitamente a una bassa pressione diastolica in età avanzata, con una riduzione del volume totale del cervello e della materia grigia. Fattori che influiscono sulle funzioni cognitive e mnemoniche.
«I nostri risultati offrono una nuova visione del rapporto tra una storia di alta pressione sanguigna, la pressione arteriosa in età avanzata, gli effetti della pressione sanguigna sulla struttura del cervello e la memoria e il pensiero», conclude la dott.ssa Lenore J. Launer, del National Institute on Aging di Bethesda e membro della American Academy of Neurology, che ha condotto lo studio.
Redazione Portale Italialongeva